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La Vita e Opere di Uno dei Grandi Pittori Manneristi Toscani

Nel panorama dell’arte rinascimentale, la figura del pittore manierista toscano emerge come un’iridescente gemma di creatività e innovazione. La vita e le opere di questo straordinario artista si distinguono per un’eleganza senza tempo e una tecnica pittorica raffinata, conferendogli un posto di rilievo nella storia dell’arte italiana.
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Manierismo - Rosso Fiorentino

Il Manierismo è una corrente artistica italiana, soprattutto pittorica, del XVI secolo che si ispira alla Maniera, cioè lo stile, dei grandi artisti che operarono a Roma negli anni precedenti, in particolare Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti.

Il termine maniera è presente nei trattati del XV e XVI secolo per indicare ciò che noi definiamo stile.

Giorgio Vasari definirà i gradi della “maniera”  e utilizzerà questo termine per definire i diversi stili pittorici nelle varie epoche.

Il Manierismo precede e prepara il mondo dell’arte al Rococò sbocciato fra il 1600 e il 1700.

L’età della Maniera e del Manierismo

Manierismo - Casa Vasari - Lo studio del pittore

L’età della maniera inizia fra il 1520, anno della morte di Raffaello Sanzio, e il 1527, anno del Sacco di Roma che causa la fuga da Roma dei discepoli di Raffaello diffondendo il nuovo stile in tutta la penisola.

Nel Seicento la parola Manierismo indica semplicemente  la “vuota imitazione dell’ultimo cinquantennio del secolo precedente” erano Pittori di Maniera o Manieristi chi non realizzava uno stile proprio e si rifaceva allo stile del Cinquecento.

Alla fine del Settecento, con l’affermarsi del Neoclassicismo, il termine Manierismo servì ad indicare un modo di dipingere legato ad uno stile perfezionato da altri, diverso dall’ideale proprio dell’artista.

Nell’Ottocento il termine serve a definire, in modo sprezzante, l’arte italiana fra il Rinascimento e il Barocco.

La corrente si intenderà poi conclusa con il Concilio di Trento del 1563.

In questa occasione fu chiesto agli artisti di raffigurare nelle opere soggetti semplici e di facile comprensione, esattamente il contrario di quanto i manieristi realizzavano.

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Le caratteristiche del Manierismo

Manierismo - Andrea del Brescianino

L’opera manieristica doveva contenere, secondo Giorgio Vasari: “la varietà di tante bizzarrie, la vaghezza de’ colori, la università de’ casamenti, e la lontananza e varietà ne’ paesi “, poi: “una invenzione copiosa di tutte le cose”.

Regole che furono applicate dai pittori manieristi in composizioni pittoriche molto studiate, talvolta con distorsioni della prospettiva, talvolta con eccentricità nella disposizione dei soggetti.

La luce fu usata per sottolineare le espressioni ed i movimenti, gli sguardi e le espressioni, alcune volte intense e dolorose, a volte assenti e metafisiche.

Il drappeggio degli abiti diventa importante fino a risultare stucchevoli, come i colori degli sfondi, tanto innaturali da dare a tutta l’opera un’aria artefatta.

A differenza della pittura Rinascimentale nelle opere manieristiche non compaiono immagini prospettiche di paesaggi o di architetture; le immagini delle persone non sono disposte su piani rigidamente definiti dalle regole, spesso spostate dal centro dell’opera; passando dal primo piano allo sfondo i colori passano da tonalità naturali e reali a tonalità fantastiche, innaturali come la prospettiva, quando presente, era spesso distorta.

Il pittore di Maniera e Manierista

Manierismo - Parmigianino

La preparazione richiesta ad un pittore nel Cinquecento, non si fermava all’abilità artistica, ma comprendeva anche una cultura ed una formazione universale e religiosa.

Le norme di comportamento etico e sociale per  rapportarsi correttamente alle istituzioni ed ai committenti entravano nelle regole della “maniera”  e, per il Vasari, l’espressione più alta della “buona maniera” di essere e di dipingere era in Raffaello e Michelangelo.

I principali pittori della maniera furono Giorgio VasariMichelangeloAgnolo BronzinoJacopo da PontormoRosso Fiorentino, Giulio Romano, Gaudenzio Ferrari, Perin del Vaga, Iacopino del Conte, Daniele da Volterra, Francesco Salviati, Federico Zuccari, Federico Barocci, Andrea del Sarto Sebastiano del Piombo, Prospero Fontana, Parmigianino Andrea del Brescianino, Polidoro da Caravaggio, Andrea Schiavone, Pellegrino Tibaldi, Camillo Boccaccino, Giuseppe Arcimboldi, Bartolomeo Spranger, Tintoretto, Francesco Primaticcio, Domenico Beccafumi, il Pordenone, Paris Bordone, Antonio Campi, Vincenzo Campi, Raffaellino del Colle, Cristoforo Gherardi.

Fine del Manierismo

La Maniera può dirsi conclusa, per quanto riguarda l’Arte Sacra, con la fine del Concilio di Trento nel 1563, quando si chiese ai pittori di rappresentare soggetti semplici e chiari, tutto il contrario dei soggetti manieristici, che erano sfociati in una tale complessità, da risultare composizioni profane.

Il Manierismo nella sua nascita, evoluzione e superamento, rappresenta la crisi dell’arte che, dopo aver toccato le più alte cime, sfocia nello “scadente ed effimero barocchismo”.

Lo stesso scadente ed effimero barocchismo che verrà altamente glorificato soltanto nel Novecento.

Il XVII secolo, attraverso la nascita delle Accademie, intese come sacrari di un fare artistico strutturato secondo un insieme di regole, esprime la volontà di recuperare quel naturalismo che il fenomeno manierista aveva abbandonato.

Evoluzione del Manierismo in Europa

Manierismo - Bartholomeus Spranger 1581

A Fontainebleau, alla corte di Francesco I di Valois, giungono Rosso Fiorentino e Francesco Primaticcio che trasformeranno il castello in una roccaforte dell’arte italiana a nord delle Alpi.

Praga divenuta capitale nel 1583 per la presenza della corte dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, si trasforma in una gigantesca fucina di manierismo ed ospita il milanese Giuseppe Arcimboldi e l’olandese Bartholomäus Spranger.

La “maniera” o lo “stile”, che dir si voglia, via, via si tradusse, negli autori successivi, in artificio, in affettazione inventiva, esagerata ricercatezza e preziosismi; caratteristiche queste che sono state successivamente attribuite o rimproverate a questo o quel pittore in varia misura e con valutazioni diverse, a seconda dei tempi.

Il manierismo precede e introduce il Barocco in Italia, per estendersi poi all’Europa.

I grandi Manieristi : il Veronese



Paolo Caliari, il Veronese
 (1528-1588), è il più completo dei pittori manieristi.

Attento a Giulio Romano, al Raffaellismo del Correggio, all’eleganza del Bronzino, alle architetture di alladio e del Sanmicheli, non affronta problemi che non siano di forma o di colore.

Colorista eccelso capace di far brillare dello stesso incanto il dettaglio sfarzoso di un costume e la muscolatura di un cane da caccia, vertiginoso inventore di architetture dipinte, interpreta la gioia di vivere della Venezia cinquecentesca.

Lascia, fra i suoi capolavori, uno stupendo ciclo di affreschi alla villa Bari di Masèr, le imponenti Cene, le tele nel palazzo Ducale e il prodigioso insieme delle opere a San Sebastiano, sempre a Venezia.

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I grandi Manieristi: Il Tintoretto

Manierismo - Tintoretto

Jacopo Robusti conosciuto come il Tintoretto (Venezia 1518-1594), è il grande maestro del Manierismo drammatico a Venezia.

Pittore di stupefacente velocità e prolificità, influenzato dal Tiziano e dal romanismo espressionista del Pordenone, influenza a sua volta il gusto barocco.

Le sue opere più ricordate, sono quelle realizzate per la Scuola Grande di San Marco, per la Scuola Grande di San Rocco e quelle create per il Palazzo Ducale di Venezia.

Le sue figure femminili, fra cui la Susanna ora a Vienna, rivelano una calda sensualità ed i suoi bei ritratti una grande forza d’introspezione psicologica.

La rivalutazione del Manierismo

corrente_manierismo_07

Nei secoli, il termine Manierismo assunse un significato sempre più negativo.
Solo negli anni 1910 – 1920 i pittori manieristi furono riabilitati e, sotto l’influsso dell’Espressionismo e del Surrealismo, si valutò positivamente la sua cultura, sottolineandone la capacità di distaccare l’arte dalla realtà.

L’abbandono da parte dei Manieristi dell’idea che la bellezza della natura sia insuperabile e che l’imitazione della realtà non sia lo scopo dell’arte, fa sì che i pittori del primo Novecento vedano nei Manieristi i precursori dell’idea di un’arte “fine a se stessa” da loro molto apprezzata.

Breve lista di artisti MANIERISMO

Arcimboldo, Giuseppe
Beuckelaer, Joachim
Brueghel, Jan The Elder
Cellini, Benvenuto
Da Pontormo, Jacopo
Del Sarto, Andrea
Fontana, Lavinia
Primaticcio, Francesco
Rosso, Fiorentino
Saraceni, Carlo
Sassoferrato, –
Scarsellino, –
Schedoni, Bartolomeo
Schiavone, Andrea
Spada, Lionello
Tintoretto, Robusti Domenico

(puoi trovare la pagina dal box “cerca”)

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