Il problema della complessità

La gestione delle complessità

LA GESTIONE DELLA COMPLESSITA' NELLA SOCIETA' MODERNA

Parlare di complessità è difficile...cercherò d'essere semplice! La complessità è l'insieme di tutte le variabili che intervengono in un processo.

Oggi l'ambiente non deterministico è sottoposto a forte dinamicità, con la conseguente manifestazione di comportamenti latenti del tutto imprevedibili, dunque "fragili".

Relativamente alla definizione di fragilità ci viene in aiuto il cosiddetto "Principio di incertezza”, che si esprime con la seguente equazione:

Complessità * Incertezza = Fragilità

La formula aiuta forse a comprendere meglio perché sia indispensabile gestire la complessità, data l'importanza strategica non solo per aziende ma anche per governi e nazioni.

Anche la spinta evolutiva nella nostra biosfera si manifesta proprio attraverso l’apparizione di organismi via via più complessi. Tutto si evolve partendo dalla semplicità (pensiamo all'Universo nei suoi primi stadi, in cui non esisteva ancora la materia) alla complessità che poi ne è derivata (galassie, stelle, pianeti, elementi chimici, ecc).

L’incertezza (turbolenza) del nostro eco-sistema socio-politico-economico aumenta grazie anche alla globalizzazione ed al conseguente aumento delle libertà individuali e dei tempi di diffusione e propagazione degli eventi, oltre che a tutto il progresso scientifico-tecnologico.

La fragilità aumenta inevitabilmente. Va quindi gestita attraverso idonee "azioni correttive".

L'obiettivo dovrebbe sempre essere quello di riportare le cose, dopo una rapida crescita, ad uno stadio perfezionato e semplificato.

Questo tema della semplificazione è sviluppato nelle pagine sviluppate proprio sul tema della SEMPLIFICAZIONE.

In pratica, per mantenersi su livelli accettabili di fragilità, bisognerebbe diminuire la complessità, contrastando l’aumento dell’incertezza. Mentre invece nella realtà si introducono meccanismi di gestione e controllo dei sistemi che a loro volta diventano sempre più complessi e dunque soggetti a errori ed omissioni.

Un sistema non può svilupparsi oltre il proprio limite fisiologico che possiamo definire "complessità critica". Quando tale livello viene raggiunto il sistema tende a divenire più fragile e instabile e, in definitiva, vulnerabile, incrementando significativamente il rischio di esposizione a situazioni di crisi.

Immagine che rappresenta una complessità

In conclusione: più un sistema è complesso, più il risultato sarà imprevedibile e/o ingovernabile. Per rendere più "sano" un sistema complesso non possiamo rinunciare alle sue parti essenziali, quelle che producono i risultati desiderati, ma dobbiamo concentrare la nostra attenzione sui suoi componenti non determinanti per il raggiungimento dello scopo primario, semplificandoli o eliminandoli. L'eliminazione degli inutili appesantimenti ci porterà ad un sistema che rimarrà sì complesso, ma che sarà più stabile e affidabile.

Questi processi richiedono consapevolezza e comportano costi aggiuntivi, che si ripagherebbero solo nel tempo e non nell'immediato.

Per questo motivo molto spesso e in tutti i campi, non si svolge alcun lavoro di risemplificazione e si procede a testa bassa fino al collasso.

Esempi ce ne sono in tutti i campi. Dalla finanza alla giustizia. Pensiamo alle leggi del codice civile e penale. Anno dopo anno si sono sofisticate sempre di più, introducendo casi particolari, eccezioni, precisazioni e via dicendo, fino ad arrivare -oggi- ad un codice che non è più chiaro e comprensibile e che perciò si presta a mille interpretazioni e manipolazioni.

Stessa cosa se pensiamo alle mille tasse che sono presenti in Italia, quando per ottenere gli stessi risultati ne basterebbero non più di tre o quattro. O alla faraonica burocrazia, che scoraggia gli investitori esteri.

La complessità è ovunque. E' l'espressione del nostro progresso. Pensiamo alla medicina, alla biologia, alla fisica, come le conosciamo ed applichiamo oggi, ma anche alla chimica ed alle migliaia di sostanze diverse non esistenti in natura (60.000 dal dopoguerra ad oggi) che l'uomo è stato capace di produrre e immettere nel suo mondo (con tutti i potenziali o reali rischi che ciò implica).
Basti pensare all'amianto o al DDT, tanto per fare due esempi.

Anche le strutture politiche sono andate complicandosi. La monarchia era molto semplice, così come la dittatura, mentre invece la democrazia è già un sistema di gestione politica molto complessa. Abbiamo un presidente della Repubblica, due parlamenti, molte commissioni, un governo, dei ministeri, strutture a livello regionale, provinciale, comunale, più tanti organi istituzionali che cooperano, più i partiti, più le coalizioni, più i sindacati, ecc.
E' decisamente un meccanismo complesso e dunque critico (instabile) e difficile da far funzionare...e ne abbiamo amara esperienza!

DA DOVE NASCE LA COMPLESSITA' SOCIALE

Attenzione perché è facile rispondere che la società attuale è complessa semplicemente perché ci siamo evoluti e dunque abbiamo inserito molti elementi che in epoche passate non esistevano o comunque non venivano gestiti dallo Stato. (pensiamo per esempio al sistema sanitario nazionale o alle pensioni).

E' vero, ma a mio avviso i fattori che hanno portato (e continuano a portare) i problemi ad un sempre più elevato livello di complessità non sono tutti attribuibili esclusivamente al progresso. Esistono anche elementi di complessità che derivano dalla cattiva progettazione dei sistemi di gestione, delle leggi, dei processi burocratici e via dicendo (quindi complessità dovuta a incapacità di revisione periodica e di conseguente risemplificazione), così come esistono elementi di complessità introdotti colpevolmente nel sistema per renderne più difficile l'identificazione delle distorsioni.

Quindi, riepilogando, tre fattori concorrono alla complessità generale:

- l'incremento degli elementi che intervengono nel processo,
- l'ignoranza e/o cattiva pianificazione,
- la flagranza dovuta al perseguimento di scopi illeciti.

Da quanto detto si deduce che, se c'è sensibilità verso il fattore "complessità", si può sicuramente intervenire in modo regolare anche in tutti e tre i casi indicati.

Periodicamente bisogna dunque avere il coraggio di riscrivere una normativa divenuta troppo arzigogolata e dunque incomprensibile a tutti i soggetti che la devono poi applicare o rispettare, così come si deve intervenire per stroncare sul nascere qualsiasi tentativo fraudolento di adattare una normativa a specifici interessi di parte.

Oggi dovremmo dedicare molto più tempo ed energie per pensare e progettare un sistema politico più valido e stabile, da applicare nel prossimo futuro, vista la complessità e i difetti del sistema attuale.

COME SI GESTISCE LA COMPLESSITA'?

Altra immagine che rappresenta la complessità dei processi

Stabilito che la complessità è uno dei problemi più grossi delle società moderne, ne consegue che affrontare la questione con il solo intelletto umano non basta.

Si può discutere per giorni o anni se fare una certa legge o investimento oppure no, ma se si ragiona senza avere sistemi che verifichino la validità e realizzabilità di un progetto, si rischia solo di creare altro debito o di non avere poi la disponibilità finanziaria per pagare le imprese che hanno partecipato al progetto, oppure ancora di rinunciare per non rischiare.

La soluzione dovrebbe avvalersi di sistemi informatici sofisticati. Software di gestione realizzato ad hoc sarebbe in grado di accompagnare ogni nostra ipotesi di investimento restituendoci le informazioni necessarie per capire se realizzabile oppure no o con quali modifiche al piano generale delle spese correnti o degli altri investimenti in discussione. Stima del costo reale ad opera finita, confronto con altre opere in base ad importanza e urgenza, ecc. ecc.

Si deve poter ragionare con il "Cosa succede se..." ed avere risposte dal sistema sempre più precise e circostanziate.

Per realizzare questo software (qualora non esista già da qualche parte) si potrebbero impiegare giovani esperti informatici, elevandone la specializzazione con nuovi corsi orientati alle tematiche da affrontare, e compensandoli con una retribuzione che andrebbe a sostituire le gratuite indennità di disoccupazione date a fondo perso.

Anche questo è un principio fondamentale: lo Stato remunera i senza reddito, senza nulla pretendere da loro. Ciò è umiliante e deprimente e non modifica il livello culturale/specialistico degli interessati. Bisogna, invece, coinvolgerli in progetti di varia natura, tra cui interventi sul territorio, progetti tecnologici (come appunto il sistema informativo dello Stato) o in assistenza sociale.

In questo modo tali forze lavorative migliorerebbero il loro livello culturale, predisponendosi a rientrare nel mercato del lavoro, perché più richiesti.

Un'ultima precisazione: l'introduzione di un sistema informativo non scalza la responsabilità e presenza dell'essere umano dai processi di valutazione e decisione. Noi non dobbiamo affidarci alle macchine per farci dire da loro "cosa fare", ma semplicemente sfruttarne le banche dati e la grande capacità di calcolo per facilitare e rendere più sagge e opportune le nostre decisioni.


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IMPARARE NELLA COMPLESSITA'

Ci siamo creati una eccessiva complessità

L'introduzione di una nuova generazione umana nella nostra struttura sociale rappresenta un problema molto grosso, perché nello stesso arco di tempo scolastico, un ragazzo deve acquisire una infinità di conoscenze in più rispetto alle generazioni precedenti, ma intellettualmente ha le stesse caratteristiche.

Certamente, avvicinandosi alla tecnologia sin da bambini, alcune cose s'imparano molto facilmente, ma la mole di tutto ciò che c'è da studiare e capire in qualsiasi settore è notevolmente superiore alle capacità di apprendimento di qualsiasi giovane.

Quindi è gioco forza rinunciare ad assimilare tutta la materia a cui ci si rivolge, ovvero ci si deve iper-specializzare e questo processo ci allontana sempre di più da una visione d'insieme della materia prescelta e ci vieta di affrontare conoscenze interdisciplinari. Oltre tutto non ci sarebbe il tempo per mantenersi aggiornati anche su altre discipline, visto che diventa già difficile essere aggiornati su tutta la propria materia prescelta.

Ecco che allora si riaffaccia quanto ho scritto all'inizio, ovvero che un sistema complesso può arrivare al suo limite di stabilità ed efficienza e diventare critico. Un secolo fa eravamo in maggioranza ancora analfabeti, oggi dovremmo essere tutti scienziati. Ciò non funziona, produce depressione e sensi di inadeguatezza, che portano alla fuga dal mondo reale ed alla ricerca di rifugio e sfogo nella fantasia, nella illegalità, nelle droghe e nell'alcool.

Entrare nella società ha sempre rappresentato un momento critico per il giovane, solo che fino a cento anni fa poteva paragonarsi alla corsa per salire su una diligenza, oggi il giovane deve correre per salire su un treno ad alta velocità. Molti non ci provano neppure!

Autore: Enrico Riccardo Spelta

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