Biografia e vita di Domenichino (1581 - 1641)
Domenico Zampieri detto il
Domenichino forse per la piccola statura,o per la sua ingenuità e morbosa timidezza.
Figlio di un calzolaio, nasce a Bologna il 21 ottobre del 1581 e, dopo i primi studi umanistici di grammatica e retorica, viene ammesso alla
bottega di Denijs Calvaert, un pittore belga della corrente tardo manierista, chiamato da noi Dionisio Fiammingo.
Sorpreso a copiare alcune stampe di Agostino Carracci, il Domenichino viene cacciato dalla bottega nel 1595 ed accolto nell'
Accademia degli Incamminati retta, in assenza di
Annibale Carracci, allora impegnato a Roma, da
Agostino
e
Ludovico Carracci.
Insieme a Ludovico, con
Guido Reni e Francesco Albani, Domenichino collabora alle decorazioni
dell'oratorio di San Colombano, presso Bologna, realizzando la
Deposizione nel sepolcro.
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Nel 1601, a vent'anni, lascia Bologna per trasferirsi a Roma,
insieme all'amico Francesco Albani, per studiare le opere di
Raffaello Sanzio e per
collaborare con Annibale Carracci, forse il più apprezzato pittore a Roma in quel periodo.
Dei dipinti romani, resta un
Ritratto di
giovane, del 1603, oggi al museo di Darmstadt, che forse
ritrae Antonio Carracci, figlio di Agostino, il
Cristo alla colonna e una
Pietà.
Mentre dipinge per il cardinale Agucchi, la
Liberazione di san Pietro nella chiesa di San Pietro in
Vincoli, diventa amico del cardinale, con il quale, discutendo di
pittura, formula le teorie del nascente
movimento classicista.
Domenichino ottiene la prima commissione pubblica a Roma nel 1604 per
tre affreschi nella chiesa di Sant'Onofrio, poi partecipa ai lavori di
completamento della decorazione della Galleria di Palazzo Farnese
dipingendo la
Fanciulla e l'unicorno
per la serie degli Amori degli dei, e tre paesaggi mitologici, tra cui
La morte di Adone, nella Loggia del Giardino.
Nel 1608 affresca nell'oratorio della chiesa di San Gregorio al Celio la
Flagellazione di sant'Andrea e
collabora con l'Albani alle decorazioni di Palazzo Mattei a Roma,
affrescando una
Rachele al pozzo.
Nei quattro decenni seguenti, Domenichino, ormai fervente fautore del
classicismo, nei suoi dipinti, assicura al disegno un ruolo
preponderante, mentre tende a realizzare composizioni di semplicità e
chiarezza narrativa, trasfigurate in un'ideale di bellezza classica
arricchita da colorismo raffinato ed una particolare attenzione agli aspetti psicologici.
Nonostante la sua prodigiosa produzione, Domenichino aveva uno stile
lento e faticoso di pittura, tanto che i suoi collaboratori ed avversari lo avevano s0prannominato "Bue".
Nella sua produzione trovano spazio ritratti ai nobili romani, affreschi
a chiese, cappelle ed oratori, a Roma, nel viterbese, a Palermo, a Frascati, a Fano, a Napoli.
Il lavoro di Domenichino è tanto apprezzato che, Scipione Borghese,
volendo un affresco anche per se, lo fece prelevare con la forza, dal
suo studio di pittore, trattenendolo per alcuni giorni in prigione per fargli accettare la commissione.
L'opera più famosa del Domenichino è la
Comunione di S. Girolamo scegliendo un momento drammatico e
commovente della vita del Santo, raggiungendo effetti sommamente patetici.
Nell'opera del pittore si concretizza la tendenza Classicista del
Seicento: il suo disegno è chiaro, nitido e freddo, anche se a volte il
Classicismo di Domenichino dà luogo a risultati quasi arcaici, come
nell'
Incontro di S. Nilo con
l'imperatore Ottone, dove tutto è troppo lezioso e ricercato, o alla
composizione quasi schematica del quadro, come nella
Costruzione del chiostro di Grottaferrata, o troppo compassata, come nella
Trasfigurazione
dell'ossesso.
Mentre il Domenichino stava lavorando a Napoli, sorsero dispute ed
accuse di plagio da parte di quella che fu chiamata la "cabala di
Napoli", formata dai pittori Corenzio, Ribera e Caracciolo uniti per
escludere dal loro ambiente l'artista bolognese.
Si dice addirittura che il Domenichino trovasse spesso rovinato il lavoro della giornata precedente.
Non si sa se per paura o per un cattivo presentimento, il 3 aprile 1641
Domenichino stende il suo testamento e muore tre giorni dopo, forse avvelenato.