I migranti e la tenuta economica del vecchio continente

Le migrazioni di massa e le difficoltà a queste collegate, a partire dall’integrazione culturale per passare a quelle economiche.
Nessuno li vuole e il peso delle disuguaglianze spaventa: sono in molti infatti a sostenere che senza integrazione si finisce per creare nuovi estremismi.
Nel cuore dell’Europa le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
La paura e l’ignoranza mescolate insieme creano mostri comunicativi come il binomio migranti-terroristi e il danno è fatto.
Si tratta sicuramente di una sfida istituzionale, una battaglia per affrontare diseguaglianze geografiche e periferie ghetto.
Una lotta che potrebbe essere epocale ma che proprio per questo va accettata.
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Soccorso dei migranti e affari
Il traffico dei migranti a quanto pare rende molto bene, uno studio fatto dal
Corriere della Sera
stima che si aggiri attorno ai 400 milioni di dollari il giro d'affari da contrabbando ed estorsione legato al flusso di migranti e
rifugiati dalla Libia all’Italia.
Un calcolo assolutamente indicativo e provvisorio, che non tiene conto delle tangenti ai vari posti di blocco oppure del lavoro forzato al quale
vengono sottoposti tanti migranti durante il loro viaggio della speranza.
E purtroppo la mancanza di controlli, di canali di accesso legali verso l’Europa che permetta a chi cerca un lavoro di entrare legalmente ha
fatto la fortuna dell’industria criminale.
Europa e le nuove migrazioni
Fermo restando che l’Italia non può rimanere in prima linea da sola a fronteggiare l’emergenza, facendo da sola ad esempio la prima divisione
tra migranti economici e richiedenti asilo, il resto d’Europa deve affrontare la questione con un approccio a 360°.
Non si tratta solo di fronteggiare gli arrivi, ma di ridistribuirli e creare integrazione.
La proposta del Centro per la Competitività, le Regole e i Mercati
Il presupposto sin quì non è che senza sviluppo economico non ci può essere integrazione così come non ci sarà mai nessuna integrazione
senza sviluppo economico.
La crisi, le tecnologie, la globalizzazione dei mercati, la caduta del blocco sovietico e molti altri cambiamenti hanno portato a nuove
diseguaglianze.
Il
Centro per la Competitività, le Regole e i Mercati (Cerm)
ha in più d'una occasione sottolineato che nelle agende politiche, in particolar modo in quella italiana, va messo in primo piano
il collegamento tra lavoro, crescita e sviluppo dei territori.
Nelle periferie occorre intervenire con infrastrutture di trasporto, sociali sia fisiche che immateriali.
Coordinare gli interventi con la messa in sicurezza degli edifici e dei territori, rilanciare gli investimenti nelle scuole, nella sanità
 e nelle reti di trasporto sia regionali che urbane.
Evitare che continuino ad esistere quelle “risacche” sociali, quelle zone d’ombra che sono le periferie,
ricettacolo molto spesso di persone che vivono ai margini, a partire dagli emigrati.
Per quanto riguarda il lavoro e la crescita serve intervenire ad esempio semplificando e incentivando l’alternanza scuola lavoro,
ridurre il cuneo dei contributi alle pensioni pubbliche per le nuove generazioni.
Una sfida importante che però potrebbe combattere nuove segregazioni e nuove diseguaglianze.
(20/07/2017, articolo di
Chiara Bottini)
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