ominidi eretti

Ominidi eretti...riflessioni sull'Homo sapiens

Uomo primitivo

Non è facile trovare un denominatore comune alle specie che hanno instaurato un preciso regime sociale tra loro, sul nostro pianeta.

Lo troviamo tra i mammiferi (razza umana, scimmie, lupi, topi), tra i felini (leoni), ma anche tra insetti (formiche e api).

Cosa lega tra loro queste specie?

perché hanno una spiccata struttura sociale organizzata in classi e compiti specializzati?

Altri animali, invece, agiscono per conto loro, individualmente (molti mammiferi, tra cui gli orsi, molti felini, moltissimi insetti), oppure fanno vita di branco, ma senza relazioni sociali e compiti differenziati, come molte mandrie, pinguini, uccelli.

La struttura sociale organizzata è forse premiante per la razza?

Certamente l'uomo ha creato, nella sua evoluzione, la più complessa e sofisticata struttura di relazioni sociali e gerarchie.

Evoluzione umana

Non sappiamo se anche gli ominidi ne avessero una. Ci rifacciamo all'idea che il maschio con la clava colpisse e trascinasse la femmina nella sua caverna. Ma quanto c'è di vero in questa ipotesi? E come si relazionavano tra loro i singoli individui?

La specie umana, durante la sua evoluzione, ha superato tutte le altre in fatto di organizzazione sociale. Siamo sicuramente l'unica razza in grado di comunicare con qualsiasi suo componente in qualsiasi parte del mondo, per esempio.

L'organizzazione sociale è stata sicuramente dettata dalla convenienza, sia per la caccia di prede che per la protezione della prole, per l'allevamento di bestiame e per l'agricoltura.

Si potrebbe pensare che l'organizzazione sociale sia proporzionale all'intelligenza di una specie. Ma ciò come può essere esteso anche a formiche e api? Che grado d'intelligenza può avere una formica?

Però, tra animali e specie umana c'è una differenza fondamentale: negli animali le regole istintive sono totalmente rispettate. L'istinto guida qualsiasi comportamento, senza alcuna prevaricazione individuale. L'istinto interagisce in ogni relazione tra esseri della stessa specie e regola i rapporti con creature di altre specie.

Gli animali carnivori, per esempio, uccidono solamente per nutrirsi e quindi per sopravvivere. Le prede non vengono mai uccise per il solo gusto d'uccidere.

Gli avanzi di una carogna, dopo che il cacciatore s'è sfamato, servono agli esemplari gregari o ad altre specie che attendono di avventarsi sui residui.

Gli animali utilizzano la propria sessualità al solo scopo della riproduzione. Il tutto è regolato da precisi cicli condizionati dal periodo dell'anno e dalla predisposizione delle femmine all'estro.

Negli animali è assurdo parlare di violenze sessuali.

Gli animali non mentono, non tradiscono, non rubano, non delinquono, non uccidono per scopi diversi dalla fame, non hanno manie di grandezza, non si sterminano tra loro, non si drogano e non si ubriacano.

Al massimo assistiamo a scontri rituali tra maschi, raramente mortali, che mostrano la loro forza per conquistare una femmina. Ma anche questo scontro è dettato da esigenze di selezione di razza: l'individuo più forte garantisce una prole più forte e quindi più idonea a superare le difficoltà della vita e a far perdurare la specie.

Ogni loro atto è attinente esclusivamente ai bisogni primari dell'intera specie.

Possiamo concedere qualche eccezione giusto ad alcune razze di scimmie, ma ciò sembra dovuto proprio ad una loro somiglianza con la specie umana.

Alla base della vita sul nostro pianeta abbiamo dunque una vastissima gamma di esseri viventi che rispondono tutti (ognuno a suo modo) al ciclo di nascita, crescita, riproduzione. Il tutto governato da semplici regole memorizzate nell'istinto.

Sopra questa fascia esiste solamente la specie umana. La dimensione del cervello e la presenza della corteccia cerebrale hanno dato all'uomo la possibilità di svolgere pensieri molto più complessi e svincolati (apparentemente!) dall'istinto egoistico del proprio individualismo.

L'uomo ha preso coscienza di sé stesso, separato da tutti i suoi simili. Ed ha compreso l'intollerabile drammaticità della propria morte.

Con questi pensieri in testa ha capito subito l'importanza e la necessità di raggiungere un compromesso d'equilibrio e utilità con i suoi simili, per trarre maggiori vantaggi dalla comunità.

Essere in molti significa difendersi a vicenda da qualsiasi rischio verso la propria morte, significa cacciare in gruppo e quindi avere più prede con cui sfamarsi e sfamare la propria famiglia, il proprio clan.

Significa difendere e allevare meglio la propria prole. Significa maggiori possibilità di conservazione e sviluppo della propria specie, in ultima analisi.

La caccia dei primitivi

Ma tutto ciò ha un prezzo: la consapevolezza che la vita sociale offre dei validissimi "diritti" verso sé stessi, implica anche il riconoscimento dei fastidiosissimi "doveri" verso gli altri.

Il "compromesso" è difficile da accettare. L'istinto preme sempre verso la prevaricazione verso gli altri, in particolare quando si pensa che siano più deboli di noi.

Lo scenario nella storia dell'umanità resta costante attraverso qualsiasi secolo si voglia esaminare. Sono cambiate le forme sociali, le regole, i comportamenti superficiali: dalle forme tribali, agli antichi imperi, ai feudi, alle dittature, alle società moderne e definite "democratiche", il comportamento è, però, sempre lo stesso.

Ogni pagina di storia è intrisa di sangue, senza distinzioni. A nulla sono servite e servono tuttora le varie forme di religiosità o di leggi con severe punizioni.

Salvo modeste e rare eccezioni, l'uomo resta un animale prepotente, aggressivo, istintivo, che crea leggi per poi infrangerle regolarmente e che s'è idealizzato un Dio superiore col quale mettere in pace la propria coscienza, tramite rituali sacrificali o pentimenti simbolici.

Le Crociate

Conosce la "bontà", il rispetto degli altri e il doveroso aiuto verso gli altri, ma non la sa esercitare perché il proprio egoismo resta quasi sempre preponderante.

Ogni essere umano è dunque portato nel corso della sua vita ad infrangere le regole sociali. C'è chi lo fa molto di più, a volte in modo spregiudicato, e chi lo fa molto meno, condizionato dalla propria mediocrità, debolezza o pavidità, ma a volte anche dalla propria sensibilità ed onestà (le eccezioni ci sono sempre!).

La "bontà" sotto questo tipo di analisi è dunque ancora classificata come atto di "debolezza" umana, non di forma altruistica veramente sentita.

Si potrebbe affermare che il vero altruismo non esiste nel genere umano. Se andiamo a fondo di ogni comportamento, raschiando ben bene, troveremmo sempre il prevalente interesse personale, anche negli atti che a prima vista sembrano davvero altruistici.

Allora, in conclusione, la specie umana rappresenta un tipo di vita che, pur essendo decisamente sopra il livello della natura, si comporta ancora come tale o peggio di essa?


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Sì, dal mio punto di vista e da questa analisi, sommata alle esperienze quotidiane di tutta la vita, non posso pervenire ad altre conclusioni.

Ogni atto umano è influenzato dai personali impulsi egoistici. C'è chi lo esercita maggiormente, in nome di una propria "libertà" e chi non riesce ad esprimerlo come vorrebbe semplicemente per incapacità e debolezza, come dicevo.

L'Homo Sapiens ce lo siamo inventati noi, illudendoci d'essere tali. Siamo ancora semplici "Homo Erectus" o "Ominidi eretti", malgrado si manifestino entro la nostra specie sporadici casi di genialità e di superiorità intellettuale, che lasciano un forte segno nella nostra storia. Rari casi di cui possiamo andare orgogliosi, ma che non riguardano la maggioranza del genere umano.

Albert Einstein

Abbiamo fatto enormi progressi nel campo della conoscenza del mondo che ci circonda, abbiamo sviluppato magnifiche tecnologie, che poi utilizziamo spesso per scopi vergognosi. Basti pensare ai razzi a testata nucleare ed a qualsiasi altro tipo di arma letale. Ma gli esempi sono sotto gli occhi di tutti noi, ci si potrebbe scrivere un libro!

La sapienza umana non può essere attribuita al progresso scientifico e tecnologico. Sono cose diverse.

Pensiamo a come trattiamo la natura che ci circonda e come consumiamo incoscientemente energie preziose, mettendo in pericolo l'intero ecosistema del pianeta. Con l'aggravante che non possiamo neppure scusarci facendo appello alla nostra ignoranza.

Noi sappiamo benissimo quali gravi danni provochiamo ogni giorno al nostro pianeta ed a tutte le altre forme di vita che ci circondano, col nostro inusitato sistema di vita. Ma nessun uomo è disposto a rinunciare ad alcuno dei suoi privilegi.

Quale sarà, allora il nostro futuro? Come se ne esce da questa vergognosa situazione?

Evoluzione della mente umana

L'evoluzione non implica alcun miglioramento. Per diventare una specie più saggia dobbiamo riuscire ad intervenire sui nostri stessi istinti mai sopiti.

Forse in futuro si potrebbe affrontare questo problema, intervenendo direttamente sul bagaglio genetico, in modo da creare figli molto più svincolati dal proprio ingovernabile egoismo.

Ma simili interventi sono molto discutibili e di difficile attuazione. Potrebbero alleviare alcuni difetti, introducendone altri, magari assai peggiori.

In alternativa si potrebbe/dovrebbe affrontare il problema intervenendo drasticamente sulle forme educative dei minori, ovvero insegnando loro non certo storia o geografia, ma come collaborare coi propri compagni, l'altruismo, lo spirito di gruppo positivo e mai competitivo. In questo modo la maggior parte dei giovani crescerebbe con sani principi morali, condizionanti la loro intera sfera comportamentale.

Io, in ogni caso, non vedo altre vie d'uscita.

Autore: Enrico Riccardo Spelta

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