Colonna Traiana
La colonna fu eretta come elemento centrale del Foro di Traiano, tra la Basilica Ulpia e le biblioteche greca e latina (dC 110-113).
La rientranza alla base ospitava un'urna d'oro contenente le ceneri dell'imperatore.
Il fregio in marmo pario della colonna
supera i 200 metri di lunghezza e segue un andamento a spirale attorno alla colonna, che � di circa 30 metri di altezza.
Sono rappresentate le due guerre contro i Daci (dC 101-106) che sulla colonna sono separate dall'immagine della
Vittoria che scrive su uno scudo. La narrazione si basa su schizzi contemporanei fatti per ricostruire la campagna con una rappresentazione
trionfale.
Proprio come Alessandro che aveva la sua corte di artisti, Traiano aveva un ingegnere militare,
Apollodoro di Damasco, che us� il suo amore per i dettagli del paesaggio, animali, indumenti e
armi per documentare con precisione tecnica barche e
macchine da guerra, torri di guardia, fortificazioni, edifici della citt� e accampamenti.
Gli eventi iniziano in fondo alla colonna con i segnali di sentinelle sul Danubio.
La pace viene improvvisamente infranta da un contadino che cade dal mulo di
fronte all'imperatore. E' forse un presagio, il cui significato � sconosciuto perch� i Commentari della guerra dacica, compilati da
Traiano stesso, non si sono conservati, ma questo non ne sminuisce l'effetto.
Secondo lo stile dell'antica Grecia di illustrare la
storia, le diverse razze, sia tra gli ausiliari romani che gli alleati dei Daci, sono scrupolosamente caratterizzate.
Giove, armato
di un fulmine, interviene a sostegno dei sua favoriti nella prima battaglia di Tapae,
proprio come fa Zeus rappresentato in un gruppo statuario di Alessandro a Sagalassus (Turchia).
La gloria dei vincitori � smorzata in questo racconto dalla crudelt� della strage. Per
esempio: un ausiliario che prende tra i denti i capelli di un nemico decapitato.
Numerose scene illustrano le truppe in
movimento, battaglie campali di fanteria e cavalleria, azioni in vari tipi di terreno e assedi.
Ciascuna
di esse si conclude con la fuga del nemico e la cattura o la resa dei suoi leader.
Sono anche raffigurate varie azioni esemplari dell'imperatore, scandite da atti rituali che invitano
l'osservatore a guardare oltre il particolare e riconoscere i valori
rassicuranti della manifestazione e la forza della struttura politica che le guida.
La narrazione si conclude in cima alla colonna
con un gregge di pecore passivamente spinte in disparte dalla popolazione deportata.
Questi animali scompaiono nell'ultima spirale del fregio, dove le scanalature della colonna riappaiono enormi.
Il naturalismo idilliaco dello stile di Alessandria è realisticamente interpretato per fornire un ambiente per la storia contemporanea in uno spettacolo di forza inesorabile.
Il ritratto
obiettivo e la visione epica si fondono per produrre un'atmosfera emotiva che viene condivisa dall'artista, dalle figure e,
infine, dagli stessi osservatori nella sua implicazione che la legge di Roma è radicata nella realt� permanente della natura.