Riforma dell’ingresso a medicina: Bernini propone riduzione dei programmi d’esame ed estensione delle lezioni

L’idea è semplice: entrare a Medicina con prove più sensate e una preparazione più solida. Ma la strada, come spesso accade nell’università italiana, non è una volata: è un tratto in salita, da fare con passo sicuro.

C’è un’immagine che torna spesso nelle conversazioni con maturandi e studenti in gap year: appunti di biologia, schemi di chimica, quiz di logica stampati a cascata, evidenziatori ovunque. Il test di accesso a Medicina non perdona. Negli ultimi anni ha cambiato pelle più volte, tra il passaggio ai TOLC e i ripensamenti sul formato. Il risultato? Un clima di incertezza. Eppure, in mezzo al rumore, è arrivata una proposta che parla chiaro.

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Riforma dell’ingresso a medicina: Bernini propone riduzione dei programmi d’esame ed estensione delle lezioni. Credits: ansa foto – settemuse.it

La ministra Anna Maria Bernini ha indicato due assi di intervento: una riduzione dei programmi d’esame per concentrare il focus sulle competenze davvero utili, e una estensione delle lezioni per rinforzare la preparazione, allineare i percorsi e dare più tempo allo studio strutturato. Il cuore della riforma è questo: meno nozionismo, più fondamentali; meno corsa a ostacoli, più accompagnamento.

Le proposte di riforma da parte del Ministero: tempistiche e applicazioni pratiche

Il punto chiave, però, arriva a metà del discorso. Gli interventi, secondo quanto anticipato dalla ministra e ripreso dalla stampa nazionale, scatterebbero dal prossimo anno accademico. Per quello che sta per iniziare, non ci sarà un nuovo test nazionale. Tradotto: chi si prepara ora continuerà a studiare con le regole in vigore, senza strappi dell’ultimo minuto. È un dettaglio non da poco. Significa evitare un cambio di binario a stagione già avviata, con il rischio di penalizzare proprio gli studenti più fragili.

Cosa potrebbe voler dire, nella pratica, “ridurre i programmi”? Un esempio concreto: dare priorità a genetica, fisiologia di base, struttura della materia, stechiometria, comprensione del testo e ragionamento critico, tagliando temi marginali o specialistici anticipati troppo presto. L’“estensione delle lezioni” potrebbe tradursi in moduli di rinforzo, corsi-ponte tra scuola e università, o periodi didattici più ampi per colmare i gap. Su questi dettagli non esistono ancora documenti ufficiali: è bene dirlo in modo netto.

Per chi studia oggi, la bussola resta quella pubblicata sui canali istituzionali. I programmi attuali si trovano sul portale Universitaly e sul sito del MUR (murf.gov.it) con gli avvisi per l’accesso programmato; per i TOLC e i materiali di esercitazione, il riferimento è CISIA (cisiaonline.it). Verifica le date, scarica i syllabus, fai simulazioni. E, soprattutto, calibra il metodo: alterna teoria e quiz, usa batterie ragionate, monitora tempi e percentuali. In assenza di un nuovo formato, è la disciplina quotidiana a fare la differenza.

Due nodi meritano attenzione: equità tra scuole e trasparenza delle banche-dati. La riduzione dei contenuti e l’allungamento della didattica puntano a mitigare divari tra indirizzi liceali e tecnici. È un obiettivo condivisibile, ma richiede risorse, docenze e monitoraggio. Un test più aderente ai fondamenti deve anche garantire domande validate, pubbliche e aggiornate. Qui il confronto con atenei e ordini professionali sarà decisivo.

Se hai vissuto almeno una simulazione, lo sai: non è solo questione di nozioni. È resistenza mentale, pulizia del ragionamento, fiducia. La riforma promette di valorizzare proprio questo. Resta una domanda che non smette di tornare: possiamo selezionare futuri medici guardando meno all’abilità di memorizzare in fretta e più alla qualità di un pensiero che regge nel tempo? Forse la risposta sta nella pagina che studierai domani, con la calma di chi ha finalmente un orizzonte più nitido e qualche minuto in più per arrivarci.

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