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E DIO FECE L'UOVO ... (e i più furbi governeranno le masse di ignoranti)



Enrico Riccardo Spelta - poesia - E Dio fece l'uovo
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C'era tanto buio e freddo, laggiù,
in Nessun Luogo
e tanta noia

E allor Lui le dita schioccò
e si fece un universo intero,
tanto per passar il tempo,
che ancor non s'era visto
in quei dintorni

Poi la riempì di stelle e di comete,
la sua bella e grande sfera,
e ci spruzzò polveri e fuochi

Sorrise compiaciuto
del suo capolavoro
ove tutto moveva
in lungo e in largo,
ribollendo
come un buon brodo

Dopo averlo rimirato
per un miliardo d'anni,
il Suo creato,
decise che ci voleva invero
un pò di vita, ad animare il tutto,
laggiù...sennò che era?

Così plasmò un pianeta
con acqua e argilla
e ci disegnò mari e montagne
fiumi e vulcani
ed infine ci spruzzò
tutti i colori
che a mente immaginò

Era bello quel gioiello,
culla ideale pel suo diletto
così quando maturo fu,
e cotto al punto giusto,
ancor di più si sforzò
ed un piccolo uovo
partorì,
non si sa ben da dove

Era un bell'ovo tondo e arzillo,
che si moveva tutt'attorno
saltando e rimbalzando
come palla elastica
e Lui di molto si rallegrò
con quell'animaletto
vispo e sorridente
al Suo cospetto

Ma un certo giorno l'ovetto
triste si fece e smise di saltare
e vagabondare sul bel pianeta
tutto suo

"Che c'hai ovetto oggi,
che ti succede?"
"Mi sento solo, Signor mio"
"Ma se sei perfetto, che ti manca?"
"Mi manca compagnia, non lo capite?"

Lui ci pensò e ripensò
e infine scoprì
che giusto non era
infligger pari condanna
d'eterna solitudine
al suo capolavoro

Così prese una scure
e l'ovetto in due spezzò

E poi ancora altri tagli
ed altri ancora inferse,
finchè una miriade di sferette
tutte uguali,
ma proprio uguali uguali
per l'intero globo rotolò

Erano vive e allegre
le palline nove
e un sacco ne gioivano
a scivolar in acqua
e giù per i declivi
e rincorrersi pei boschi
o nascondersi nei prati

Dio se li rimirò a lungo
i suoi giochini allegri
trascorrendo così beato
qualche altra miliardata d'anni

Ma anche il più bel gioco
al mondo
viene a noia infine, o no?
Così fu anche per Lui.
"Qui ci manca qualcosa ancora",
pensò tra sé e sé.

Quegli animaletti,
tanto perfetti e uguali,
facean le stesse cose
e senza scopo
giorno dopo giorno

E allor capì il problema! Accidenti, la cosa più importante
avea scordato!

Prese un uovo qualsiasi
e ne ricavò due mezzi,
ma non completi,
diciamo due semi-uova,
che maschio e femmina
Lui battezzò,
e poi insegnò loro a riprodursi,
per premio ricavando
gran godimento

Gli ovetti furon felici
con quel gusto nuovo di darsi
l'un nell'altro e di molto
il loro numero s'accrebbe

Ma un giorno avvenne
un fatto assai curioso:
da una coppietta nacque
un uovo con due zampe
e un grosso naso!

Dio l'osservò molto accigliato
quel piccolo mostro informe,
e siccome il lume
non gli facea difetto,
capì la novità del caso

L'errore stava nella perfezione
mentre la perfezione
stava proprio nell'errore,
...Suo malgrado

Così da quel figlio sfortunato
prese lo spunto e regola creò
che ogni tanto qualche uovo
diverso dai genitori
dovesse risultare

Or sì che il gioco
era davvero emozionante
e vario!

Ogni volta che due animaletti
s'accoppiavano,
non si potea esser più certi
del finale risultato

Ognun di loro recava una metà
che sol con l'altro mezzo
completava
e questo richiedeva
tanto amore e dedizione,
ma anche errori e tradimenti
e tentativi vari

E i suoi trastulli or
sempre in coppia marciavano,
trovato il loro pari,
per il mondo e
creando figli a più non posso

E dai figli nacquero altri figli,
sempre diversi,
per via di quel fatale errore,
che l'universo avea reso perfetto

E fu così che Dio,
alfine stanco,
ma molto soddisfatto,
per sempre riposò,
lasciando l'imman lavoro
al suo destino

La morale in fondo è questa qua:
solo Dio è perfetto e pago
nella sua grande solitudine,
mentre l'uomo lo è
sol se del pari suo
la giusta compagna trova.

Autore: Enrico Riccardo Spelta

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