Immagina di aprire la porta e trovare un mondo ben calibrato: pochi metri, molta vita. Il cuore del microliving batte qui, dove ogni gesto è essenziale e nulla è lasciato al caso.
Che cos’è il microliving
Il microliving non è una moda passeggera. È una risposta pratica a costi in crescita, città dense, stili di vita mobili. Parliamo di micro appartamenti tra 20 e 35 m², progettati con design intelligente. La regola è semplice: meno ingombri, più funzioni. Letti a scomparsa, tavoli a ribalta, pareti scorrevoli. Moduli su misura che trasformano un angolo in studio, pranzo, relax. La luce naturale conta. Così come l’acustica e la qualità dell’aria. Spesso entrano in gioco elettrodomestici compatti, storage verticale, colori chiari. Il risultato non è “vivere stretti”, è vivere bene in poco spazio.
A chi è adatto
Studenti, giovani professionisti, pendolari, nomadi digitali. Ma anche chi sceglie un possesso leggero e vuole ridurre sprechi. Il microliving funziona quando l’edificio offre spazi condivisi: lavanderie, coworking, rooftop, ricoveri bici. Si vive in piccolo, ma si allarga il raggio d’azione. Il quartiere diventa estensione di casa: biblioteca, palestra, mercato sotto casa. Qui arriva il punto centrale: il microliving non è rinuncia, è progettare un ecosistema dove il tempo vale più dell’oggetto. L’abitazione diventa hub, non magazzino.
In Italia: norme, realtà, prospettive
C’è un tema normativo da conoscere. Il D.M. 5 luglio 1975 fissa le superfici minime: 28 m² per un monolocale (1 persona) e 38 m² per 2 persone, oltre ad altezze, aerazione, servizi igienici (Gazzetta Ufficiale n. 190/1975). Questo vincolo incide su molti progetti di micro alloggi. Alcune deroghe esistono per residenze universitarie e coliving, regolate a livello locale. Milano e altre città, ad esempio, incentivano tagli piccoli in contesti per studenti o housing temporaneo, con standard precisi su luce, salubrità, dotazioni comuni. Sul cosiddetto Decreto Casa 2024: il dibattito è aperto, ma non c’è, ad oggi, una norma nazionale definitiva che ridefinisca i minimi per tutti i micro appartamenti. È invece vigente il “Decreto SalvaCasa” (D.L. 69/2024), che semplifica alcune difformità edilizie minori, utile nelle riqualificazioni, ma non sostituisce i requisiti igienico-sanitari di base (G.U. n. 124/2024). Segnalazione dovuta: le regole possono cambiare in fase di conversione o con delibere locali; conviene sempre verificare con tecnico e Comune.
Sostenibilità e costi, in concreto
Meno superficie significa consumi più bassi, se l’involucro è efficiente. Un micro appartamento in classe elevata, con VMC, pompe di calore e infissi performanti, riduce sprechi ed emissioni. Il microliving sostenibile cura anche l’acqua (frangigetto, recuperi locali), la gestione dei rifiuti, i materiali a basse emissioni. Sul fronte economico, l’offerta resta disomogenea: in città ad alta domanda i canoni al metro quadro possono essere più alti, ma la spesa totale mensile (affitto+utenze) spesso risulta più gestibile. Dati consolidati e uniformi per l’Italia su prezzi e assorbimento di micro tagli non sono ancora disponibili in forma ufficiale; i report di portali immobiliari, utili per confronto, variano per metodologia.
Un dettaglio di vita vissuta
In 28 m² impari a valutare ogni oggetto. Scegli una sedia che fa da comodino, una mensola che diventa scrivania. Chiudi il letto e appare il pavimento. E senti che casa è più azione che accumulo. Forse la domanda vera è questa: cosa rende uno spazio “abbastanza” per te? La risposta non si misura in metri, ma in giorni ben spesi, tra una finestra che prende luce e un cortile che invita a uscire. Qui il microliving trova il suo senso: uno spazio piccolo per una vita più grande.
Fonti essenziali
– D.M. 5 luglio 1975, requisiti igienico-sanitari (G.U. n. 190/1975)
– D.L. 69/2024 “SalvaCasa”, semplificazioni edilizie (G.U. n. 124/2024)
– PNRR: programmi per alloggi per studenti e residenze temporanee (MUR, documenti programmatici 2023–2024)





