Dalla casa di Via Cavour alla ribalta internazionale: la vita e l’arte di Mario Mafai, tra passione politica, avanguardie e un segno pittorico sempre in evoluzione

Mario Mafai, pittore italiano del primo Novecento, nasce a Roma nel 1902 in un’agiata famiglia borghese. Appassionato di disegno, abbandona gli studi regolari a quindici anni per dedicarsi interamente alla pittura.
Nel 1924, dopo aver stretto amicizia con Gino Bonichi (Scipione), frequenta con lui la Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti e inizia a dipingere dal vero sia in città che in campagna. Passa lunghe ore a studiare nelle gallerie e nei musei romani, che considera la sua vera scuola.
L’anno dopo incontra la pittrice e scultrice lituana Antonietta Raphael, con la quale avrà tre figlie — Miriam (1926), Simona (1928) e Giulia (1930) — e che segnerà profondamente la sua evoluzione artistica e personale. Con lei e con Scipione fonda la corrente della Scuola Romana, opposta alla visione arcaica e favorevole a un linguaggio più espressionista.
Nel 1927 i due si trasferiscono nella celebre casa-studio di Via Cavour. Mafai esordisce alla “Mostra di studi e bozzetti” organizzata in Via Margutta e l’anno successivo espone alla XCIV Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti. In questi anni frequenta la Biblioteca di Storia dell’Arte di Palazzo Venezia e stringe amicizia con Ungaretti, de Libero, Sinisgalli e altri intellettuali.
Nel 1929 espone con Scipione al “Convegno di giovani pittori” di Palazzo Doria, sostenuto da Cipriano Efisio Oppo e Roberto Longhi, che conia la celebre definizione “Scuola di Via Cavour”. La casa di Mafai e Raphael diventa un punto di riferimento per artisti e letterati.
All’inizio del 1930 si trasferisce per qualche mese a Parigi, ma torna presto a Roma per una personale alla Galleria di Roma. Qui la sua pittura evolve: dai toni cupi e museali verso un nuovo interesse per la luce. Gli anni Trenta vedono un susseguirsi di esposizioni importanti: I Quadriennale di Roma (1931), mostra itinerante negli Stati Uniti (1931-32), XVIII Biennale di Venezia (1932), II Quadriennale (1935), la Galleria della Cometa (1937), la XXI Biennale di Venezia (1938) e la mostra “Corrente” a Milano (1939). Nel 1939 si trasferisce a Genova per proteggere Antonietta dalle leggi razziali.
Negli anni Quaranta continua a esporre nonostante la guerra, con personali a Milano, Genova e Roma. Nel 1944 partecipa alla mostra “Arte contro la barbarie” promossa da L’Unità. Nel 1948 aderisce al P.C.I. e firma una lettera a Rinascita per un’arte contro il formalismo privo di contenuti. Nello stesso anno la XXIV Biennale di Venezia ospita una sua personale che raccoglie opere dal 1938 al 1947. Inizia così la sua svolta verso l’arte informale, abbandonando i riferimenti realistici a favore di tessiture cromatiche pure.
Espone questa nuova ricerca in gallerie come La Tartaruga a Roma (1959), Galleria Blu di Milano e Bussola di Torino (1960), partecipa alla VI Biennale di San Paolo (1961) e figura nella Mostra Storica sulla Scuola Romana della Quadriennale (1959). La sua ultima personale è alla Galleria L’Attico di Roma nel 1964 con opere come Ricordi inutili (1958), Rinascere (1959) e Corde (1960-63).
Nel testo di catalogo di quest’ultima mostra, Mafai rivendica la coerenza del suo percorso, che per oltre quarant’anni ha saputo innovarsi non per moda o adeguamento, ma per esplorare con onestà i limiti e le possibilità della pittura.