Dal talento precoce a Venezia al successo nei salotti milanesi, la vita intensa di Hayez tra arte, viaggi, committenze reali e riconoscimenti internazionali

Il 10 febbraio 1791 (data fornita dallo stesso artista) Francesco Hayez nasce a Venezia, nella parrocchia di Santa Maria Mater Domini. È l’ultimo dei cinque figli di Giovanni, originario di Valanciennes, e di Chiara Torcella, nativa di Murano. La famiglia è poverissima e il piccolo Francesco viene affidato a una sorella benestante della madre, moglie di un commerciante d’arte che possedeva una discreta galleria di dipinti.
A sei anni manifesta già una naturale inclinazione al disegno. Lo zio lo affida a un restauratore perché impari il mestiere: un’esperienza breve. Adolescente, frequenta per tre anni la scuola del Maggiotto e con un amico visita assiduamente la galleria di Palazzo Farsetti, che ospita una grande collezione di gessi tratti dai modelli romani. Si esercita con questi modelli per circa tre anni.
Nel 1803 segue un corso di nudo nella vecchia Accademia e sotto la guida di Lattanzio Querena comincia a usare i colori. Nel 1806 viene ammesso ai corsi di pittura della Nuova Accademia di Belle Arti, appena costituita, con maestro Teodoro Matteini.
Nel 1809 partecipa a un concorso per tre posti di allievi a Roma indetto dall’Accademia di Venezia: vince e ottiene una pensione di studio di tre anni. Il primo anno è sotto il patrocinio di Antonio Canova, che lo prende a benvolere e diventa il suo principale protettore. Hayez visita musei, copia gli affreschi di Raffaello nelle Stanze Vaticane, lavora e studia, soggiorna a Tivoli e stringe amicizia con pittori come Pinelli e Ingres.
Nel 1813 vince un premio di nudo, si dice grazie all’appoggio di Canova. Nel 1814, dopo un’aggressione legata a una questione sentimentale, i suoi protettori lo mandano a Napoli dove riceve commissioni da Gioacchino Murat. Tornato a Roma, si fidanza con Vincenza Scaccia, che sposa nel 1817. Riceve commissioni importanti, affresca per la futura imperatrice Carolina di Baviera, viaggia e lavora in case patrizie.
Dal 1820 espone a Milano, entra nei salotti culturali e conosce Manzoni, ottenendo nuove commissioni e contatti esteri. Nel 1822 è nominato supplente all’Accademia di Brera e si trasferisce con la famiglia da Venezia a Milano, dove i suoi lavori — compresi gli affreschi di Palazzo Reale — vengono osannati. I costumi da lui creati per una festa del 30 gennaio 1828 restano negli annali della Milano elegante.
Negli anni successivi accumula riconoscimenti: nel 1831 diventa socio corrispondente dell’Accademia di Napoli, nel 1836 è accolto dall’imperatore e da Metternich ed eletto membro dell’Accademia di Vienna. Nel 1838 diventa accademico ordinario di Brera. Nel 1840 lavora a Napoli per il principe di Sant’Antimo, scrivendo lettere affettuose alla moglie Cencia. Nel 1848 disegna il medaglione delle Cinque Giornate e nel 1849 riceve l’onorificenza dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Tra nuovi incarichi e viaggi — compreso un ritratto all’imperatore a Vienna e la Corona di Ferro — nel 1855 assume la direzione interinale di Brera. Nel 1860 viene nominato professore all’Accademia di Bologna, mentre Massimo d’Azeglio gli affida la direzione di Brera. Nel 1867 rifiuta di essere giurato a Parigi per motivi di salute e per assistere la moglie malata.
Nel 1868 riceve il titolo di Cavaliere dell’Ordine Civile dei Savoia. L’anno dopo muore la moglie Vincenza. Nel 1873 adotta Angiolina Rossi e dona alcune opere a Brera. Fa un ultimo viaggio tra Napoli, Roma, Pisa e Genova. Muore il 21 dicembre 1882, carico di onori. Nel 1890, in piazzetta di Brera, viene inaugurato il suo monumento scolpito da Francesco Barzaghi. Nel 1934 Milano gli dedica una grande mostra al Castello Sforzesco con 98 dipinti esposti.