Ferrari, perché non si vince da 18 anni? Il motivo che si annida nei fallimenti di Maranello

In casa Ferrari il titolo mondiale in F1 è diventato una chimera dal lontano 2008, e da troppo tempo a questa parte, alle promesse sono mancati poi i risultati in pista. Ecco perché si deve tornare al top il prima possibile.

Nonostante i proclami invernali, la fiducia derivata dalla crescita del 2024 e l’ingaggio di un nome leggendario come quello di Lewis Hamilton, la Ferrari ha disputato una delle peggiori stagioni della propria storia, a causa di una SF-25 mai performante. C’è il serio rischio che il 2025 si concluda senza ottenere neanche una vittoria, come era già accaduto nel 2014, nel 2016, nel 2020 e nel 2021 guardando al nuovo millennio.

Ferrari perché non vince da 18 anni?
Ferrari con Charles Leclerc in azione (ANSA) – Settemuse.it

Charles Leclerc ha portato a casa sei podi, mentre Hamilton ha vinto la Sprint Race di Shanghai, un bottino sin troppo magro date le premesse, con il serio rischio di chiudere al quarto posto nel mondiale costruttori. L’agonia del Cavallino ed il digiuno da mondiali si allunga, e da 17 anni non si vince il titolo costruttori e da 18 quello piloti, avvicinando, in maniera inquietante, il record negativo di 21 stagioni senza titoli piloti, vissuto tra il 1979 ed il 2000. Proviamo a scoprire il motivo per i quali la Ferrari non sa più vincere.

Ferrari, dal 2012 non si combatte per il titolo piloti sino in fondo

Tra le prime motivazioni che ci vengono in mente, pensando al digiuno di mondiali che la Ferrari vive da quasi un ventennio, è bene sottolineare la mancanza di stabilità in termini di vertici. Dopo l’addio di Jean Todt, si sono alternati diversi team principal come Stefano Domenicali, Marco Mattiacci (per mezza stagione nel 2014), Maurizio Arrivabene, Mattia Binotto ed ora Frederic Vasseur. Non si è mai trovata una costanza nella formazione di una squadra che potesse, alla lunga, ottenere dei risultati, per non parlare di quelli che sono stati i cambiamenti ai vertici del management.

Charles Leclerc spiegazione del digiuno
Charles Leclerc ai box a Città del Messico (ANSA) – Settemuse.it

Luca Cordero di Montezemolo fu accompagnato alla porta alla fine del 2014, sostituito alla presidenza da Sergio Marchionne. La drammatica e prematura scomparsa del manager nativo di Chieti, verificatasi nel momento in cui la Ferrari stava riguadagnando competitività, ebbe delle conseguenze catastrofiche, guidando alla promozione di John Elkann al ruolo di presidente. Sotto la sua gestione, parlando di F1, le soddisfazioni sono state sostanzialmente inesistenti.

La Rossa non si gioca un titolo mondiale piloti sino all’ultima gara dal 2012, mentre il costruttori è stato conteso fino alla fine solo lo scorso anno, uscendo comunque sconfitta nel confronto con la McLaren per 14 punti. La crisi di Maranello, in breve, è iniziata nel 2009, quando furono banditi i test in pista, e tutto si è spostato sulla simulazione, sul lavoro in galleria del vento e sul CFD. Su questi aspetti, i team con sede in Inghilterra si sono dimostrati di un’altra categoria, e recuperare un gap di questo genere, allo stato attuale delle cose, non è così semplice.

La Ferrari avrà una grande occasione nel 2026, anno in cui sarà introdotta l’ennesima rivoluzione regolamentare, che porterà alla luce delle nuove power unit e monoposto del tutto nuove, che segnano l’addio all’effetto suolo. Per via del suo blasone, la Scuderia modenese ha un bisogno estremo di tornare a vincere, anche perché Charles Leclerc pare aver esaurito la pazienza. E la cosa non stupisce.

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