Luca Carlevaris o Carlevarijs, pittore, incisore e architetto italiano, considerato il padre dei vedutisti veneziani del XVIII secolo, nasce a Udine il 20 gennaio 1663.
Nel 1679 muore il padre, architetto e pittore Giovanni Leonardo e, con la sorella si trasferisce a Venezia per studiare arte, prendendo casa vicino al Palazzo della nobile e ricca famiglia dei Zenobio.
“Scoperto” dai potenti vicini, tra il 1682 e il 1688 viene assunto per dipingere paesaggi di grandi dimensioni per il loro palazzo al di là di Santa Maria del Carmine.
Queste opere rivelano l’influenza del pittore tedesco Johann Anton Eismann (1604-1698), specialista in scene di genere, che, in quel periodo, lavorava a Venezia.
Fra il 1685 ed il 1690, secondo le ricostruzioni degli storici, Luca Carlevaris, probabilmente finanziato dai suoi vicini e mecenati, fa un viaggio attraverso l’Italia fino a Roma, toccando anche Firenze e Bologna, per approfondire le sue conoscenze artistiche e, come segno di riconoscenza, lasciò che i suoi mecenati lo chiamassero “Luca di cà Zenobio”.
Nel 1703 il Carlevarijs pubblicò la monumentale raccolta di acqueforti de “Le fabriche”, queste opere, riprendono frontalmente gli edifici più importanti e le piazze di Venezia, dedicata “Al Serenissimo Prencipe Luigi Mocenigo Doge di Venezia”
Questo fu il vero atto di nascita del Vedutismo Veneziano, costituendo la prima serie di vedute veneziane, concepito come un insieme di opere e l’inizio di una nuova stagione della attività artistica del pittore, favorita da autorevoli commissioni da parte di collezionisti, uomini d’affari e addirittura dal re di Danimarca (1709).
Iscritto alla Corporazione dei Pittori Veneziani dal 1708 Luca Carlevaris dominò il mercato artistico con una vasta produzione di Vedute e Capricci di rovine e di porti, finché fu superato dal suo discepolo Antonio Canal [Canaletto].
Si dice addirittura che per il dolore egli ne morisse; in effetti il pittore nel 1728 venne colpito da una paralisi progressiva che lo condusse alla morte il 12 febbraio del 1730, lasciando circa centocinquanta opere, per la maggior parte vedute di Piazza San Marco e i suoi immediati dintorni.
Una delle sue figlie, Marianna, divenne pittrice alla scuola di Rosalba Carriera, mentre Canaletto e Guardi continuarono a seguire il suo cammino di paesaggista.
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