Emilio Cavallini architetto dell'arte

Biografia e vita di Emilio Cavallini (San Miniato, 1945)

Emilio Cavallini, che si definisce "architetto dell'arte", era stagista di Mary Quant, appassionato di moda, al primo anno della facoltà di Economia e Commercio.

Un giorno la signora Quant chiese agli stagisti cosa volessero fare, aggiungendo che a lei servivano calze nuove, molto più adatte alla nuova moda delle minigonne da lei creata.

Cavallini, che veniva da San Miniato, una piccola città toscana famosa per l’industria della calzetteria, si fece avanti proponendole di farle lui le calze-collant di cui lei aveva bisogno.

Negli Anni Settanta era iniziata la produzione di macchine per la lavorazione circolare dei filati, per fare elementi tubolari.

Cavallini allora partì subito con il primo progetto, disegnando una calza a righe orizzontali (e poi verticali) bianche e nere inizialmente, e poi nelle varianti bianche e rosse, nonché bianche e blu.

Foto di Emilio Cavallini

I collant erano stati inventati nel 1959 negli Stati Uniti, venivano fatti di nylon, ma Cavallini voleva provare a fare qualcosa di innovativo. Propose ad una azienda di San Miniato di produrre il modello che aveva disegnato, quello a righe bianche e nere, ma l’azienda non se la sentì di metterle in produzione. Credeva di non venderle!

Così Cavallini decise di aprire la sua prima società, la Stilnovo, nel 1969 (firmando cambiali per cinque milioni di lire, per diventare socio!), dopo solo un anno che studiava all’università.

Foto di Emilio Cavallini 4

Quello non era un buon periodo per la scuola, la rivoluzione culturale aveva portato diversi sconvolgimenti, le proteste e le occupazioni, così abbandona gli studi e da quel momento in poi si dedica soltanto al lavoro.

La Stilnovo cominciò a lavorare per un’azienda che distribuiva il marchio Mary Quant e fu così per venticinque anni, producendo tutte le calze di cui il marchio aveva bisogno.

Nel 1977-78 decise che voleva realizzare una sua linea di calze. Era un appassionato di reti.

A San Miniato si producevano le calze con la cucitura dietro, tipo quelle che indossava Marylin Monroe, prodotte con i telai.

Ma Cavallini voleva produrne un paio senza le cuciture, e così prese a collaborare con un’azienda che produceva le reti per i salami e da quella tecnologia riuscì a fabbricare delle calze a rete a struttura tubolare continua.

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Fu un enorme successo! Nel frattempo, dopo le calze a righe, che ebbero un riscontro sorprendente, passò a produrre le calze con i “pois”, prima quattro puntini, sulla calza velata di Dior.

Divenne un “must”, a San Miniato facevano la fila per averle, venivano dalla Francia, dalla Germania, da tutta Italia per acquistarle! All’inizio erano gli unici a produrle.

Foto di Emilio Cavallini 3

Ma Cavallini non si limitò a produrre calze.

Fin dagli Anni Ottanta, con quel semplicissimo prodotto che è il filato, realizza particolarissime opere d’arte. Si fa ispirare dall’arte, ma ha sempre avuto una passione enorme per la matematica, la geometria e la sua massima espressione, l’architettura.

Le sue ispirazioni, che gli consentirono di creare strutture spaziali complesse, nascono dalle teorie sul caos, dalle leggi combinatorie e dagli algoritmi di accrescimento. Le sue opere, quindi, esprimono forme di Frattali, Strutture Catastrofiche, Diagrammi, Attrattori e Biforcazioni.

Tutte si relazionano con il pieno e il vuoto, con un rigido procedimento di ripetizioni, sviluppando simmetrie interne, giocando su scale differenti, elaborando perfette strutture architettoniche concluse.

Le opere che produceva (dagli Anni Ottanta ad oggi) le teneva per sé, perché gli davano grande soddisfazione. Ma non sono mai state esposte o pubblicate.

Non si sentiva ancora pronto, anche se ormai aveva accumulato la produzione di una trentina d’anni di lavoro!

E non si è sentito pronto fino al 2011, anno in cui decide di mostrare questi lavori, che la casa editrice Skira raccoglie in una pubblicazione, una monografia con tutti i lavori prodotti fino al 2000.

E' intitolata "La magnifica ossessione" e la copertina del libro è rivestita da una porzione di calza a rete!

Solo negli ultimissimi anni si dedica esclusivamente all’arte.
Foto di Emilio Cavallini 2

In precedenza c’era stata una sua personale alla triennale di Milano (Trasfigurazione, 2011), grazie alla quale i collezionisti cominciarono a prestare attenzione al suo lavoro.

Hanno fatto seguito altre personali, a New York e a Parigi. All'Opera Gallery furono esposte circa ottanta sue opere.

Nell'arte la sua ispirazione è rivolta al Costruttivismo, ad artisti come Pevsner e Gabo, o all’Astrattismo geometrico di Malevic.

I grandi quadrati bianchi e neri, i monocromi lo colpirono molto.


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Furono sempre fonte di grande ispirazione. Chi vedeva le sue calze vedeva solo due righe, due colori, il bianco e il nero. Ma dietro c’era un discorso piuttosto complesso, che partiva proprio dalla ripresa di quella riflessione sull’arte intesa come pratica, compiuta dai movimenti artistici del primo Novecento.

L’arte precedente al quel periodo venne completamente azzerata, sostituita gradatamente da un’arte nuova, una rivoluzione che coinvolse tutti i settori di applicazione, anche l’arredamento, il design tessile, l’architettura.

Guardava a Vasarely ed alle sue sperimentazioni ottiche nella grafica, alle composizioni geometriche nelle quali cercava la terza dimensione sfruttandone due.
Furono le sue strutture complesse che ispirarono poi i suoi Frattali, dove il colore in qualche modo “esplodeva” nell’intricata trama di fili di nylon con la quale li realizzava e li realizza tutt'ora.

Sito ufficiale: https://www.emiliocavallini.com


Galleria opere d'arte di Emilio Cavallini

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