obsolescenza programmata


Che cos'è l'obsolescenza programmata?

Obsolescenza programmata

Planned obsolescence or built-in obsolescence

L'obsolescenza programmata è la definizione dei sistemi produttivi che includono nei loro progetti caratteristiche tali da rendere non più funzionante o obsoleto un prodotto nei tempi che l'azienda stessa ritiene giusti per provocare un nuovo acquisto dello stesso bene di consumo.

Naturalmente questo principio tende a funzionare meglio quando il produttore ha un oligopolio del prodotto.

Lo scopo dunque è quello di non trovarsi alla saturazione di un mercato, costringendo le aziende alla riduzione della loro produzione, ma, al contrario, di fare in modo che la domanda dei prodotti si rinnovi periodicamente in modo da creare un flusso continuo (e magari in crescita) della richiesta di un bene.

Ci sono molte prove a testimonianza che questo sistema è stato applicato in molti settori produttivi e da molte aziende.

L'azione di programmazione dell'obsolescenza si può realizzare in due modi: mettendo in commercio prodotti di scarsa qualità, per cui il guasto si manifesterà nei tempi voluti e molto facilmente, oppure con la frequente produzione di nuovi modelli dello stesso bene di consumo, sollecitando, tramite campagne di marketing, il desiderio da parte dei consumatori di impossessarsi del nuovo decantato modello.


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Facciamo un esempio:

Lampadina da 100 anni, caserma vigili del fuoco (USA)

La tecnologia ci ha permesso di realizzare una lampadina che ha la capacità di restare accesa, perfettamente funzionante, per oltre un secolo.

Nelle immagini 2 esempi di quanto sto dicendo.

E' evidente che se tutte le fabbriche di lampadine producessero modelli con simili qualità la produzione subirebbe un forte rallentamento entro un breve periodo, dunque, in una società basata sul consumo e sul profitto, ciò non è una buona cosa.

L'obsolescenza programmata fu proposta per risolvere la crisi del 1929 e poi ancora nel dopoguerra.

Iniziò tutto proprio dalla lampadina, che poteva benissimo durare anche un secolo, come avvenne realmente in un paese USA che fece addirittura una cerimonia al raggiungimento dei 100 anni d'accensione.

Anche nei paesi dell'Est i prodotti non seguivano l'obsolescenza programmata, per cui un frigo durava anche 25 senza guastarsi neppure la sua lampadina interna. Poi cadde il muro di Berlino...e la Germania unificata divenne un paese consumistico come il resto d'Europa.

Altra lampadina rimasta accesa per un secolo

Una ditta della Germania dell'Est propose a Philips e company la sua lampadina che durava moltissimi anni, ma fu rifiutata perché imprenditori ed operai temevano la perdita del lavoro.

Stessa cosa avvenne per il nylon. Con questa fibra si producevano calze che non si rompevano. Gli stessi ingegneri che avevano inventato questa fibra furono costretti a creare nuove fibre meno resistenti.

Il discendente dei Philips oggi produce una lampadina che dura 25 anni.

La Apple perse una causa svolta come "class action" in USA perché la batteria del suo iPad era programmata per durare 18 mesi poi si guastava e non era sostituibile.

Anche nelle stampanti di una certa marca si è scoperto un chip programmato per bloccare la stampante dopo 18000 stampe.

Esiste un software in grado di rimuovere questa limitazione assurda.

Molti elettrodomestici o apparati elettronici sono assemblati in modo che l'utilizzatore non sia in grado di aprirli per tentarne una riparazione.

In alcuni casi vengono usate viti che richiedono uno speciale strumento al posto del normale cacciavite, oppure gli involucri sono assemblati ad incastro, quindi senza alcuna vite (cosa molto comoda per la produzione che è pure più rapida) e che dunque non sono apribili se non rompendo l'involucro di plastica.

La motivazione ufficiale che mi sono sentito dare è che lo fanno "per il bene del consumatore", ovvero per proteggerlo da eventuali scosse o altri rischi cui potrebbe incorrere tentandone personalmente la riparazione!

Naturalmente, come tutti noi sappiamo, l'obsolescenza programmata è applicabile anche a tutti i prodotti software.

E' facile osservare la distribuzione di una nuova versione di qualche applicazione che nella versione distribuita prima funzionava più velocemente, era più chiara e semplice operativamente e presentava meno errori. Inoltre spesso la nuova versione dichiara di offrire dei valori aggiunti che, però, non ci interessano, mentre invece mostra d'avere perso funzioni e/o compatibilità che invece per noi era importante mantenere!

A volte ciò comporta il riacquisto di altre applicazioni non più compatibili.

perché si dovrebbe combattere l'obsolescenza programmata?
Primo perché fa solo gli interessi del produttore, tradendo le aspettative dell'acquirente e facendogli spendere molti più soldi del dovuto.

Secondo perché accelerare i processi di deterioramento, guasti o obsolescenze dei prodotti provoca un enorme crescita di rifiuti, spesso tossici o di difficile smaltimento ed un generale impoverimento delle materie prime del pianeta.

Ghana rifiuti elettronici

Il Ghana è la nazione spazzatura del mondo ricco, che dice di mandare ai suoi abitanti i loro computer e altri apparati dichiarati di "seconda mano", quando invece in realtà sono solo pezzi vecchi e rotti che non si vogliono smaltire sul proprio territorio.

Pare che anche Apple, società che si dichiara ecologista, spedisca i suoi scarti in Ghana.
Puoi vedere un interessante documentario in merito da Youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=K62G7g3U8bk

In una fabbrica Svizzera di divani i ritagli dei tessuti dovevano essere smaltiti come residui tossici, a causa dei coloranti che venivano impiegati. Braungart ridusse la lista a sole 36 sostanze, tutte biodegradabili.

Gli Stati europei hanno di recente approvato una direttiva per migliorare la gestione dei RAEE, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Ricordiamoci che la Natura non produce "residui", ma solo "nutrienti". Anche l'industria può e dovrebbe imitare il ciclo della Natura.


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Ci sono casi in cui l'obsolescenza non viene applicata?

Sì. Un valido esempio è dato dalle macchinette per fare in casa il caffè espresso, utilizzando apposite capsule.

Questo tipo di macchine può durare anche oltre 10 anni, facendo svariati caffè al giorno. perché?

E' semplice, perché la società che vende le macchine del caffè è l'esclusiva rivenditrice anche delle capsule ed è su queste che basa il suo profitto, quindi se la macchina si guastasse ci sarebbe il rischio che il cliente ne comprasse una nuova, ma di un'altra marca!

Ci sono casi di errori di calcolo dell'obsolescenza?
Io penso di sì. Una società che produce rasoi con lamette intercambiabili un giorno distribuì sul mercato un nuovo tipo di lametta che poteva essere utilizzata anche per un paio di mesi (mia esperienza personale). Le precedenti non radevano più bene nel giro di pochi giorni.

Quando l'azienda s'accorse che le vendite delle nuove lamette erano precipitate, si affrettò a pubblicizzare un nuovo modello che ...tornava a durare il tempo voluto.

Noi consumatori cosa possiamo fare?
Odio il termine "consumatori". Ci siamo dimenticati la nostra dignità? Noi siamo esseri umani, cittadini, non consumatori!

Possiamo essere più cauti e attenti negli acquisti e non lasciarci attrarre da ogni lancio di nuovi modelli. C'è gente che cambia il proprio cellulare ogni 3/4 mesi, attratta dall'annuncio del nuovo modello o perché non pone la cura necessaria nell'uso del prodotto già acquistato.

Si potrebbe fare in modo che tutti i prodotti siano obbligatoriamente sottoposti ad un ente di controllo, che ne verifichi la qualità in termini di prestazioni e durata, oltre che di sicurezza, non omologando quelli non rispondenti alle caratteristiche prestabilite. Si potrebbe pretendere per legge che su ogni prodotto fosse chiaramente indicata la "durata minima garantita".

Entro quella durata il prodotto guasto deve essere sostituito in garanzia. Le durate minime devono essere stabilite da appositi organi di gestione e controllo della produzione.

Su ogni prodotto non rispondente alla durata attesa si dovrebbe applicare un'IVA maggiorata, al fine di scoraggiarne la produzione/diffusione.

Per esempio: poniamo il caso che io produca lampadine che durino mediamente 5.000 ore. Se la norma stabilisce che quel tipo di lampadina deve durare 10.000 ore, sul mio prodotto sarà applicata un'IVA maggiore, che ne farà lievitare il prezzo, annullando di fatto il mio maggiore profitto. Se io imbrogliassi scrivendo sulla confezione "durata 10.000 ore", una volta scoperto sarei punibile con pesanti ammende o galera nei casi più gravi.

Ma l'obsolescenza programmata non è indispensabile per la "crescita" e quindi per il lavoro?
L'idea della crescita eterna è una idiozia! Il pianeta non ce lo consente ed è dimostrato che il benessere e la felicità umana non dipendono dal ciclo del consumare, buttare e ricomprare.

I posti di lavoro sono già in calo costante, altro che crescita! Dobbiamo orientare i lavori verso attività molto più utili e che, non dando grande profitto, oggi non sono presi in considerazione dagli imprenditori. Dobbiamo dedicare più sforzi alla ricerca, al patrimonio culturale, al turismo, alla agricoltura sana, alle nuove energie, ai lavori socialmente utili, alla riqualificazione del territorio, alla formazione dei nostri figli. I lavori tossici, pericolosi, frustranti, devono essere abbandonati o ridotti al minimo o trasferiti alle macchine. Le produzioni superflue, dettate solo dal profitto devono cessare.

Il mercato deve essere libero, ma non per questo privo di regole!

Comunque, il rapido decadimento a cui stiamo assistendo della società basata sul consumo sfrenato provocherà obbligatoriamente un rallentamento o il termine dei consumi smodati.

Forse c'è solamente da attendere! Ma meglio non stare con le mani in mano, no?

Autore: Enrico Riccardo Spelta

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