istinto e ragione

Cap. 5: L'amigdala e il comportamento sociale

Gli aspetti di un io bisbetico, irrequieto, insaziabile, volubile, capriccioso, offeso, timido, pauroso, frustrato, ribelle, testardo, sottomesso, aggressivo, egocentrico, passionale, stressato o fobico, costituiscono uno stato latente o palese di situazioni molto pericolose endogene ed esogene della persona.

Perché? Come mai? Che cosa succede nella nostra mente? Dove avviene questo processo di reazione emozionale fuori dalla norma e che erroneamente cerchiamo di condannare con generiche accuse?

All’amigdala è legato qualcosa di più dell’affetto: tutte le passioni dipendono da essa.

Le lacrime, un segnale emozionale esclusivo degli esseri umani, sono stimolate da essa. Asportando o resecandola negli animali, questi perdono ogni impulso a cooperare o a competere e non provano più rabbia o paura.

I segnali in entrata provenienti dagli organi di senso consentono all’amigdala di analizzare ogni esperienza andando, per così dire, “a caccia di guai”. E’ una sentinella psicologica che scandaglia ogni situazione e ogni percezione, sempre guidata da un unico interrogativo, il più primitivo:

E’ qualcosa che odio? Qualcosa che mi può ferire o uccidere? Qualcosa che devo temere perchè non conosco?

Se la risposta è in qualche modo affermativa, l’amigdala scatta immediatamente, come una specie di grilletto neurale e reagisce telegrafando un messaggio di crisi a tutte le parti del cervello.

Nell’architettura cerebrale, l’amigdala è come una di quelle centraline programmate per inviare chiamate di emergenza ai vigili del fuoco o alla polizia ogni qualvolta il sistema d’allarme istallato all’interno di un’abitazione o di una banca segnali un problema.


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Quando scatta l’allarme della paura, ad esempio, l’amigdala invia messaggi di emergenza e tutte le parti principali del cervello; stimola la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di combattimento o fuga, mobilita i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e l’intestino.

Altri segnali vengono dati per secernere piccole quantità di adrenalina, oppure al tronco cerebrale, facendo assumere al volto un’espressione spaventata, ecc.

Simultaneamente, i sistemi mnemonici corticali vengono riorganizzati con precedenza assoluta per richiamare ogni informazione utile nella situazione di emergenza contingente.

L’amigdala è conservatrice della memoria emozionale.

Le nostre emozioni hanno una mente che si occupa di loro e che può avere opinioni del tutto indipendenti da quelle della mente razionale.

La principale funzione dell’ippocampo sta nel fornire un ricordo particolareggiato del contesto, vitale per il significato emozionale; è l’ippocampo che riconosce il diverso significato, tanto per fare un esempio, di un orso visto allo zoo o nel cortile di casa.

Mentre l’ippocampo ricorda i fatti nudi e crudi, l’amigdala ne trattiene, per cosi dire, il sapore emozionale.

Sistema limbico

Ad esempio: nel caso in cui avessimo fatto un sorpasso rischioso tale da creare un certa paura, l’amigdala, da quel momento in poi, ogni qualvolta, in qualche modo, ci si ritrovasse in circostanze simili, ci farebbe sentire ansiosi.

L’ippocampo è fondamentale per riconoscere in un volto quello di tua cugina. Ma è l’amigdala ad aggiungere che ti è proprio antipatica!

In quanto archivio della memoria emozionale, l’amigdala analizza l’esperienza corrente, confrontando ciò che sta accadendo nel presente con quanto già accaduto nel passato. Il suo metodo di confronto è associativo: quando la situazione presente e quella passata hanno un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica come una associazione.

Ecco perché questo circuito è, per cosi dire, grossolano; agisce prima di avere una piena conferma. Ci comanda precipitosamente a reagire ad una situazione presente secondo modalità fissate molto tempo prima, con pensieri, emozioni e reazioni apprese fissate in risposta ad eventi forse solo vagamente analoghi e tuttavia abbastanza simili da metterla in allarme.

Perché essa dichiari lo stato di emergenza basta solo che pochissimi elementi della situazione presente ricordino quelli di una passata circostanza pericolosa.

In tali momenti, l’imprecisione del cervello è aumentata anche dal fatto che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai primi anni di vita e riguardano il rapporto fra il bambino e chi si prendeva cura di lui.

emozione di paura

L’amigdala può reagire con delirio di collera o di paura prima che la corteccia sappia che cosa sta accadendo e questo perché l’emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionale e prima di esso.

Mentre l’amigdala lavora per scatenare una reazione ansiosa e impulsiva, altre aree del cervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva, più consona alla situazione.

L’interruttore cerebrale che smorza gli impulsi sembra trovarsi all’estremo di un importante circuito diretto alla neocorteccia, precisamente ai lobi prefrontali o frontali.

Quest’area cerebrale neocorticale consente di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analitica o appropriata, controllando l’amigdala e le altre aree limbiche.

Quando si scatena un’emozione, nel giro di qualche istante i lobi prefrontali eseguono la reazione che ritengono migliore fra una miriade di possibilità, in base al criterio del rapporto rischio/beneficio.

Ad esempio: quando attaccare, quando darsi alla fuga, ma anche quando calmarsi, persuadere, cercare comprensione, tergiversare, provocare sensi di colpa, piagnucolare, mostrare un’espressione di sfida, essere sprezzanti, ecc.

La neocorteccia è al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e ci rattristiamo, o ci sentiamo felici dopo un trionfo, o ci maceriamo rimuginando su qualcosa che qualcuno ha detto o ha fatto facendoci sentire feriti o in collera.


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Autore: Enrico Riccardo Spelta

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