la natura umana

La natura umana, interrogativi e riflessioni

Homo homini lupus

Homo homini lupus


(l'uomo è lupo per l'altro uomo)

D: Perché gli esseri umani non dovrebbero ispirarsi alla Natura nel formulare le loro leggi?

R: non è possibile attenersi alla natura animale a cui solo superficialmente sembra far parte anche l'uomo, perché l'uomo s'è differenziato dalla natura stessa, trascendendola, dal momento stesso in cui ha raggiunto la consapevolezza della sua individualità indipendente dall'insieme della famiglia, della comunità, della razza e della specie intera.

Questo fatto comporta l'assoluta obbligatorietà di aiutare i più deboli, data la consapevolezza e l'esperienza che ogni individuo ha della propria sofferenza e di conseguenza di quella altrui.

Questo principio in natura non esiste perché la semplice legge della jungla impone che sia solo il più forte ad avere i maggiori diritti e privilegi per la salvaguardia della sua specie, mentre la difesa degli esemplari più deboli o vecchi sarebbe un inutile spreco, nel semplice meccanismo selettivo o potrebbe addirittura rappresentare un pericolo d'estinzione per la specie.

Nel mondo animale e vegetale non esiste, almeno fino a prova contraria, la coscienza di sé. Molti animali vivono in rozze strutture sociali, cooperando per il bene dell'intera specie a cui appartengono (e della prole in generale), ma non hanno la consapevolezza della propria individualità, dunque agiscono d'istinto e senza il timore o la vergogna di nuocere ad altri. Vince l'animale più forte o l'insetto più resistente o la pianta più tenace e invadente. Tutto questo a discapito di qualsiasi altra forma di vita più debole. E in questo contesto persino il cannibalismo è giustificato.

Noi non possiamo agire così. Questo comportamento innesca inevitabilmente (anche se a volte solo a livello inconscio) un forte senso di colpa. Ci comportiamo spesso così, ma sappiamo che è sbagliato, perché stiamo facendo del male ad altri. Quello stesso male che non vorremmo fosse fatto a noi.

L'uomo dovrebbe adottare senza riserve o debolezze la grandezza di questa consapevolezza perché in essa non sono racchiusi solamente dei doveri e delle rinunce, ma ci sono i più nobili e appaganti sentimenti umanitari, quelli che ci fanno stare realmente in pace con la nostra coscienza e che ci collocano al di sopra delle altre specie.

Homo homini lupus 2

D: Ma se l'uomo non può ispirarsi alle leggi della natura, quale sarebbe allora il modello etico e morale che dovrebbe applicare?

R: la linea guida più vera è molto semplice. Si traduce quasi in un solo comandamento, che racchiude in sé tutta l'essenza di come debbano essere regolati i rapporti umani.

Il comandamento dice: "non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te".

Dove il termine "altri" va inteso come "esseri umani", ma indirettamente (uscendo dalla appartenenza cristiana della frase) dovrebbe essere riferito anche alla assoluta necessità di rispettare e difendere il nostro ambiente e tutta la natura che non rappresenti un pericolo diretto e immediato per l'uomo e la sua sopravvivenza.

E' un comandamento che l'umanità già conosce benissimo, ma che è stato offuscato da mille altre interpretazioni o deviazioni su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

L'uomo che accumula più di quanto gli serve è un essere debole, che ha paura del futuro e che non ha fiducia nel suo prossimo in caso di bisogno.

E' questa spirale che dovrebbe essere spezzata.

Se le leggi umane fossero ispirate alla assoluta necessità di aiutare il nostro prossimo nel momento del bisogno, con la stessa determinazione e generosità che vorremmo fosse fornita a noi nel bisogno, ogni essere umano si sentirebbe molto più tranquillo e meno desideroso di accumulare beni, di proteggersi, di difendersi contro ignote minacce, di prevaricare gli altri, di sterminare, di odiare, di uccidere.


Autore: Enrico Riccardo Spelta

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