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Cos’è l’amore

Amore, interrogativi e riflessioni

L'Amore

In coppia si raddoppiano i piaceri e si dimezzano i problemi
Amare non significa rinunciare alla propria libertà… significa darle un senso

Ho atteso molto prima di pronunciarmi su questa parola, perché è la più importante e difficile da definire. Sull’amore sembra si sia già detto di tutto.

Definizioni retoriche, romantiche, ciniche, o semplicemente originali; ce n’è per tutti i gusti. La stessa parola “amore” si presta a mille interpretazioni perché è utilizzata per esprimere una vasta gamma di sentimenti che possono anche non avere quasi nulla in comune tra loro.

L’amore per un figlio, l’amore per la patria, l’amore per il prossimo, l’amore per un Dio, ecc., sono espressioni di stati d’animo molto diversi tra loro.

Ma quando si dice “amore” e basta, penso che tutti noi sappiamo bene a cosa ci si riferisce, o almeno per me è così.

L’amore più importante, dirompente, incontrollabile, che può renderci schiavi o pazzi, inermi o aggressivi, colmi di gioia o disperati, è senz’altro e soltanto quello che può nascere tra una coppia.

L’amore è un sentimento irrazionale, non c’è dubbio.

Non conosce confini di sorta: può colpire persone di età, razze, religioni, culture diverse.

Possiamo avere vissuto per anni a fianco di una persona senza avere provato alcuna attrazione particolare per lei e poi, di punto in bianco, sentire una vampata di desiderio irrefrenabile, accorgerci che non possiamo più farne a meno, che desideriamo con tutte le nostre forze la sua presenza, il suo contatto, il suo affetto … in una sola parola: il suo amore.

La spiegazione che mi convince di più (come sempre) è quella che si ispira a fondamenti scientifici.

La base inconscia dell’amore nasce sicuramente dall’impulso primario della riproduzione.

Il nostro cervello istintivo è programmato per coprire le 6 funzioni principali: respirare, bere, nutrirsi, riposare, proteggersi ed infine RIPRODURSI!

Senza queste funzioni non saremo qui a scrivere o a leggere! Non dimentichiamocelo mai! Ma come già ho cercato ampiamente di spiegare in altri articoli, noi siamo dotati di un triplice cervello, contrariamente agli animali che ne hanno uno solo.

Al nostro cervello istintivo (amigdala e company) si somma la neocorteccia della logica/razionalità e quella della fantasia/immaginazione.

Ecco allora che l’impulso sempre latente della riproduzione, si espande inondando la neocorteccia di desideri, ingigantiti, sublimati, arricchiti di sensazioni ora vere ora inventate dalla nostra enorme capacità e sensibilità.

L’amore ci invade e dalla mente si espande in tutto il corpo. Prima di tutto ci fa fremere e battere forte il cuore, che non è il luogo in cui si sviluppa l’amore, ma molto più semplicemente la pompa che riceve ordini di accelerare in presenza dell’oggetto del nostro desiderio.

Non dimentichiamoci mai le nostre origini animali e la successiva dilatazione del nostro cervello. E’ da qui che parte tutto!

Chiusa la parentesi scientifica -inevitabile!- torniamo a ragionar d’amore nel senso che diamo a questo termine, diverso dal semplice desiderio d’accoppiamento.

La stessa cosa che coinvolge due persone che si conoscono da lunga data può accadere a maggior ragione tra a due persone che si incontrino per la prima volta.

Anche in questi casi, ovviamente, il fenomeno trova spiegazione proprio dagli impulsi istintivi. Il maschio è programmato per cercare femmine e accoppiarsi con loro per generare figli che garantiscano la sopravvivenza e sviluppo dellla specie.

In noi mammiferi L’amore, come tutti i sentimenti più forti, è invadente e molto esigente e come spesso accade è esclusivo, ovvero basato sulla costituzione della famiglia, per proteggere la prole coi ruoli diversificati tra padre e madre.

Così nessun rapporto umano può dare più di quanto dia l’amore, come è vero che nessun rapporto umano può far soffrire quanto l’amore.

L’unico sentimento che gli assomiglia è l’odio, che potrebbe comunque considerarsi un aspetto negativo dello stesso amore.

Sempre restando nel concetto di amore di coppia, amare vuol dire non essere più capaci di vivere bene con noi stessi e sentirci soli anche tra mille persone, se manca la persona amata, così come sentirsi amati vuol dire non sentirsi mai completamente soli.

Lo stato d’innamoramento è a metà strada tra la malattia e la beatitudine fisico-intellettuale.

Come “malattia” coinvolge tutta la nostra fisicità, che risulta attratta esclusivamente dal contatto con l’altra persona, mentre come “beatitudine” invade tutta la nostra sfera psichica, che non trova modo di concentrarsi su null’altro che non sia il ricordo, la presenza o il desiderio dell’altra persona, almeno nelle fasi iniziali, che poi -inevitabilmente- vanno affievolendosi.

Magritte

Durante la fase acuta dell’innamoramento scompaiono tutti i difetti della persona amata: si potrebbe dire che essa rappresenti in quel momento l’ideale della nostra vita.

Nessuno è più desiderabile, attraente, bello, dolce, affettuoso dell’oggetto del nostro amore. Ma sotto l’amore spirituale verso un’altra persona, quanto gioca la pulsione sessuale, che cerchiamo di “nobilitare” caricando di passione un semplice desiderio istintivo?

L’idea che nel tempo questo stato d’animo possa evolversi, lasciando una grande delusione o un grande vuoto o più semplice tanta indifferenza, sembra inaccettabile a chi è veramente innamorato.

Ma la vita insegna che nessun grande amore si mantiene costante nel tempo, anzi, forse si potrebbe dire che più è stato grande un sentimento e più facilmente ne avverrà un crollo rapido e ingovernabile.

Nel maschio l’attrazione verso altre femmine è sempre latente, mentre il ripetuto rapporto fisico con la stessa femmina provoca nel tempo assuefazione e riduzione dell’eccitazione.

Non ci possiamo fare molto su questo punto. L’amore passionale può trasformarsi in sentimento profondo e duraturo, ma è una possibilità che si realizza solo su alcune coppie e non su tutte!

Una parabola come tante altre: nascita, crescita, culmine, decadimento.

Tutto l’Universo è una parabola.

In amore fanno eccezione soltanto quei rapporti che hanno la fortuna di trasformarsi lentamente in profondi sentimenti d’affetto; affetto alimentato da stima reciproca e condivisione di interessi.

Parlando più in generale dell’amore io direi che assai spesso il sentimento nasconde un’origine egoistica e possessiva, mentre il puro concetto d’amore dovrebbe essere totalmente altruistico, ma è molto difficile trovarne validi esempi. In questo gioca un ruolo importante la società, che ci insegna e ci spinge ad amare più in un modo che nell’altro, a parte il nostro innato senso egoistico.

Il bacio di Hayez

Laddove il possesso di beni è considerato un elemento di successo è naturale che anche il possedere persone si allinei al principio generale. Ed è per questo che molte madri non sanno praticare l’arte di ,allontanare i figli dal loro seno, neppure quando i figli giungano ad età più che matura.

L’amore per i propri figli è comunque un sentimento originato dal nostro stesso istinto di mammiferi, quindi in esso non c’è nobiltà, ma condizionamento genetico. Ma esistono tante altre forme che definiamo “amore” e di cui sarebbe interessante parlare. L’amicizia, per esempio. Fa anch’essa parte dell’amore?

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O l’attaccamento che abbiamo per un amico nasce dalla solidarietà verso qualcuno che riconosciamo molto simile a noi, come vedute, comportamenti, problemi, stato sociale, passioni e interessi, e via dicendo?

Anche l’amicizia sottintende un criterio di reciprocità, compresi i casi in cui si sia amici di qualcuno che ci faccia pena, che sentiamo fragile e bisognoso del nostro aiuto.

Nel nostro profondo ciò che oggi facciamo per lui nasce da un processo di identificazione. Se fossimo nei suoi panni vorremmo essere aiutati, così scatta in noi il gesto d’aiuto. Oggi a te, domani a me.

Forse l’amore più disinteressato che riusciamo a manifestare è rivolto alla natura. Ma è giusto dire che si “ama” la natura? O piuttosto la si ammira, ne godiamo, la usiamo a piacer nostro? Basti vedere con quanto spirito poco rispettoso la sfruttiamo, la natura, per i nostri bisogni e piaceri!

Autore: Enrico Riccardo SpeltaSe ti è piaciuto questo articolo potrebbe interessarti il libro “Cosa ho visto sul pianeta Terra“, acquistabile da qui.

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